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UNESCO IN BICI: GIORNO 12

- Diario di bordo di
alecris Inserito il - Vedi tutti i suoi diari
- Diario di bordo di alecris Inserito il 22-05-2014
- Destinazione Italia
- Avventura in: Bici
Davanti all'Ultima Cena, annusando le pennellate di Leonardo.
Dal piazzale di Santa Maria delle Grazie, sotto l’omonima chiesa, veniamo accompagnati all’interno del refettorio, attraverso le porte che sigillano la stanza. Abbiamo così l’onore, il privilegio, di stare a tu per tu con l’Ultima cena per quasi due ore. Dopo secoli di deperimento, di interventi e ritocchi, è stato compiuto uno dei più lunghi e importanti restauri della storia dell’arte. In 22 anni di lavoro, dal 1977 al 1999, sono stati tolti gli strati superiori di pittura e sistemati i problemi dell’intonaco, per arrivare a rivelare l’originale, rovinato ma ben visibile. Quelle figure sbiadite, opache, sbriciolate, assumono con il degrado un carattere ancora più affascinante.
L’ultima cena sopravvisse ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, quando, nel 1943, la chiesa ed il convento vennero quasi completamente rasi al suolo; tra le poche pareti che rimasero in piedi la più importante si salvò, tenendo in vita quest’opera, simbolo dell’arte di Leonardo che in un’immagine sola, riuscì a rappresentare il tumulto di emozioni scatenato dalla rivelazione di Gesù agli apostoli: ”Uno di voi mi tradirà”.
Ogni corpo, ogni volto segna la catarsi del momento: Pietro impugna un coltello, prefigurando la reazione violenta del momento in cui taglierà un orecchio alla guardia che arresterà Gesù; Giuda, colpito dalla rivelazione è nell’atteggiamento di chi, tristemente, conosce già il nome del traditore; tutti gli apostoli sono affannati ad assolversi o a discutere tra loro in disparte, sconvolti dalle parole del Maestro; Gesù è invece al centro della tavola eppure emotivamente distante, afflitto dalla consapevolezza del suo destino.
Dal piazzale di Santa Maria delle Grazie, sotto l’omonima chiesa, veniamo accompagnati all’interno del refettorio, attraverso le porte che sigillano la stanza. Abbiamo così l’onore, il privilegio, di stare a tu per tu con l’Ultima cena per quasi due ore. Dopo secoli di deperimento, di interventi e ritocchi, è stato compiuto uno dei più lunghi e importanti restauri della storia dell’arte. In 22 anni di lavoro, dal 1977 al 1999, sono stati tolti gli strati superiori di pittura e sistemati i problemi dell’intonaco, per arrivare a rivelare l’originale, rovinato ma ben visibile. Quelle figure sbiadite, opache, sbriciolate, assumono con il degrado un carattere ancora più affascinante.
L’ultima cena sopravvisse ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, quando, nel 1943, la chiesa ed il convento vennero quasi completamente rasi al suolo; tra le poche pareti che rimasero in piedi la più importante si salvò, tenendo in vita quest’opera, simbolo dell’arte di Leonardo che in un’immagine sola, riuscì a rappresentare il tumulto di emozioni scatenato dalla rivelazione di Gesù agli apostoli: ”Uno di voi mi tradirà”.
Ogni corpo, ogni volto segna la catarsi del momento: Pietro impugna un coltello, prefigurando la reazione violenta del momento in cui taglierà un orecchio alla guardia che arresterà Gesù; Giuda, colpito dalla rivelazione è nell’atteggiamento di chi, tristemente, conosce già il nome del traditore; tutti gli apostoli sono affannati ad assolversi o a discutere tra loro in disparte, sconvolti dalle parole del Maestro; Gesù è invece al centro della tavola eppure emotivamente distante, afflitto dalla consapevolezza del suo destino.