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4° memorial Piero Della Santa

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- Diario di bordo di ughetto Inserito il 11-07-2014
- Destinazione Italia
- Avventura in: Moto
4° memorial Piero Della Santa
Ci sono le gare e le cavalcate, i raduni e le escursioni con gli amici, poi ci sono gli anniversari.
Lì si ritrovano quelli che hanno da condividere più dell’amore per la guida fuori dall’asfalto. Non è neanche necessario che ci si conosca tutti, personalmente l’uno con l’altro, per avere il motivo valido. È la stima, l’affetto, il ricordo di un amico comune che da qualche anno non è più fisicamente con noi in moto e a casa con la sua famiglia, ma che non abbandonerà mai né noi né i suoi cari.
Così succede che da quattro anni vestiti da enduristi, da varie parti d’Italia, un piccolo gruppo di persone (che in realtà sta crescendo di anno in anno, senza che si faccia nulla perché questo avvenga, e qualche riflessione andrà fatta) si ritrova a Guamo, alle porte di Lucca.
È dove Piero ci riuniva, in tanti, con le moto più diverse, spinti dalla passione per il suo modo di vedere il fuoristrada così universale e “sentimentale”, umano e romantico, lui che sapeva essere così veloce da non darlo neanche a vedere, noi ammaliati dal suo stile puro di guida (Piero guidava “a vela”, come gli piaceva definirlo), da non saper resistere oggi alla tentazione di ripetere quei gesti, ripercorrere quei sentieri, ricreare quell’atmosfera per ritrovarlo al nostro fianco, anzi lì davanti a farci strada.
Devo aggiungere che se non fosse stato per il lavoro svolto da alcuni dei suoi amici, come Antonello, Riccardo, Paolo, Massimo, in ordine sparso e dimenticandone di sicuro qualcuno, non esisterebbe il Memorial e la possibilità di tornare in moto, tutti insieme e allo stesso tempo in modo intimo e raccolto, nei luoghi che ho conosciuto grazie a Piero.
Così ritrovo il papà di Piero, sua moglie, i figli con Tommaso e suo cognato che stavolta erano in moto con noi, e così spero per le prossime volte. Poi c’è l’altro Riccardo, quello “dell’assistenza veloce” con la sua immancabile SWM così bella e autorevole che la polvere non osa neanche intaccarla, tutta quella che prende l’altrettanto bella e autorevole Suzuki del collega Mario Ciaccia che non cambia d’aspetto tra un prima e un dopo enduro.
Mi rendo conto che questo non è il solito diario in cui leggere di avventure esotiche o mulattiere impossibili, qui l’ansia da prestazione ognuno se la tiene dietro la consapevolezza che siamo ad una festa, al Memorial ci si muove tra sterrati memorabili e panorami struggenti di una Toscana che non molla di un pelo il suo impressionante fascino. A lei e a tutti quelli che condividono questo con me, grazie di esistere.
Lascio alle sagge foto di Paolo l’arduo compito di descrivere quanto non ho saputo fare io e grazie a Francesco per i filmati ormai patrimonio di Facebook.
Alla prossima
Ci sono le gare e le cavalcate, i raduni e le escursioni con gli amici, poi ci sono gli anniversari.
Lì si ritrovano quelli che hanno da condividere più dell’amore per la guida fuori dall’asfalto. Non è neanche necessario che ci si conosca tutti, personalmente l’uno con l’altro, per avere il motivo valido. È la stima, l’affetto, il ricordo di un amico comune che da qualche anno non è più fisicamente con noi in moto e a casa con la sua famiglia, ma che non abbandonerà mai né noi né i suoi cari.
Così succede che da quattro anni vestiti da enduristi, da varie parti d’Italia, un piccolo gruppo di persone (che in realtà sta crescendo di anno in anno, senza che si faccia nulla perché questo avvenga, e qualche riflessione andrà fatta) si ritrova a Guamo, alle porte di Lucca.
È dove Piero ci riuniva, in tanti, con le moto più diverse, spinti dalla passione per il suo modo di vedere il fuoristrada così universale e “sentimentale”, umano e romantico, lui che sapeva essere così veloce da non darlo neanche a vedere, noi ammaliati dal suo stile puro di guida (Piero guidava “a vela”, come gli piaceva definirlo), da non saper resistere oggi alla tentazione di ripetere quei gesti, ripercorrere quei sentieri, ricreare quell’atmosfera per ritrovarlo al nostro fianco, anzi lì davanti a farci strada.
Devo aggiungere che se non fosse stato per il lavoro svolto da alcuni dei suoi amici, come Antonello, Riccardo, Paolo, Massimo, in ordine sparso e dimenticandone di sicuro qualcuno, non esisterebbe il Memorial e la possibilità di tornare in moto, tutti insieme e allo stesso tempo in modo intimo e raccolto, nei luoghi che ho conosciuto grazie a Piero.
Così ritrovo il papà di Piero, sua moglie, i figli con Tommaso e suo cognato che stavolta erano in moto con noi, e così spero per le prossime volte. Poi c’è l’altro Riccardo, quello “dell’assistenza veloce” con la sua immancabile SWM così bella e autorevole che la polvere non osa neanche intaccarla, tutta quella che prende l’altrettanto bella e autorevole Suzuki del collega Mario Ciaccia che non cambia d’aspetto tra un prima e un dopo enduro.
Mi rendo conto che questo non è il solito diario in cui leggere di avventure esotiche o mulattiere impossibili, qui l’ansia da prestazione ognuno se la tiene dietro la consapevolezza che siamo ad una festa, al Memorial ci si muove tra sterrati memorabili e panorami struggenti di una Toscana che non molla di un pelo il suo impressionante fascino. A lei e a tutti quelli che condividono questo con me, grazie di esistere.
Lascio alle sagge foto di Paolo l’arduo compito di descrivere quanto non ho saputo fare io e grazie a Francesco per i filmati ormai patrimonio di Facebook.
Alla prossima